L’importanza di un rapporto empatico
Nello scorso articolo de "Big Data e fidelizzazione clienti: non dimenticare il lato umano" abbiamo capito come sia fondamentale, allo stesso modo dei Big Data, il rapporto di empatia con il cliente per migliorare la fidelizzazione e l’intero processo di marketing.
Il dialogo umano con i consumatori è fondamentale e centrale non solo nel servizio clienti, ma anche in altre business
units, come: il product design, il testing di prototipi o la vendita di
soluzioni complesse. Ovviamente tutto ciò è reso possibile grazie all'apporto delle nuove tecnologie che permettono ai dipendenti di avere interazioni di
migliori qualità con i consumatori e ad un costo inferiore.
In molte agenzie web e software house gli
ingegneri interagiscono con i clienti condividendo lo schermo grazie a dei tool
online.
Vedere come gli utenti interagiscono con un
prodotto web in tempo reale è importante per
comprendere cosa migliorare o cambiare!
Cari software enigeneers, ne sapete qualcosa
vero?
I Big Data non bastano a
fidelizzare il cliente
Ma ritorniamo ai Big Data. I Big Data possono rafforzare, e di molto, alcuni principi fondamentali della Customer Advocacy.
Però raccogliere dati che non portano ad
interventi migliorativi non fa progredire il business dell’azienda. I dati che raccogli sono utili non nel momento in cui li
guardi, ma nel momento in cui li
integri con i feedback degli utenti, che portano
ad un miglioramento diretto dell’esperienza
utente.
Negli Stati Uniti, ad esempio, sono statistiche
del 2016, l’industria dei software aveva un Net Promoter Score pari a 3 su 10,
punteggio che indicava clienti del tutto insoddisfatti e per nulla fidelizzati.
Se vuoi sapere di più sul Net Promoter Score e come si calcola di consiglio la lettura di questi miei post
Se vuoi sapere di più sul Net Promoter Score e come si calcola di consiglio la lettura di questi miei post
Davvero impressionante, vero? Sembra quasi
incredibile che un’industria capace di raccogliere così tanti dati non sia
ancora in grado di veicolare una buona esperienza utente.
La raccolta di tante informazioni, se poi non le
si usano correttamente, non crea una cultura centrata sul cliente! Ci vuole
qualcosa in più. Infatti.. bisogna mettersi nei panni del cliente e vedere
l’esperienza dal suo punto di vista; non basta attrezzarsi con strumenti di
monitoraggio per conoscere i loro orientamenti d’acquisto.
Bisogna cogliere gli
aspetti soggettivi
Bisogna cogliere più profondamente i fattori personali e sociali che influenzano il comportamento del consumatore.
I marketer devono cercare di cogliere quegli
elementi psicologici che intervengono nello stabilire una certa relazione tra
l’individuo e i prodotti.
Questo perché l’atteggiamento nei confronti di un
prodotto non è determinato solamente o
prevalentemente da principi di razionalità, da motivazioni semplicemente economiche, ma molto più spesso da
elementi relativi alla personalità del consumatore, in particolare da fattori di ordine affettivo che spesso
condizionano il comportamento d’acquisto.
Quindi è indispensabile passare da una
considerazione oggettiva del prodotto, ricavata da Big Data e da statistiche,
all’immagine del prodotto, cioè ai significati simbolici ed emotivi che può
avere sulla personalità del consumatore.
Prendere in
considerazione i vari tipi di clientela
E’ vero, vi sono consumatori tecnologici, che sono molto sensibili alle qualità tecnologiche del prodotto ed al suo prezzo e quindi orientano i loro acquisti sulla base di un’oggettiva convenienza.
Ma vi sono anche consumatori impulsivi, che vengono spinti all’acquisto da elementi
organolettici, come ad esempio il colore, la forma, il sapore, l’odore.
Non mancano i consumatori abitudinari, che compiono i loro acquisti sulla base
del fatto che si ritengono soddisfatti di ciò che hanno acquistato nel passato
e pertanto rimangono fedeli al brand.
Infine vi sono pure dei consumatori che sono
sensibili al richiamo degli elementi simbolici che un certo prodotto può avere.
Pertanto, agendo sulle caratteristiche cui i
consumatori sono sensibili bisogna
indurli a diventare “abitudinari”, ma non nel senso passivo del termine, bensì
nel senso di “soddisfatti” e quindi “fidelizzati”.
Passare quindi
all’azione
Perciò, se lavori nell’Information Technology sappi che la tua azienda deve migliorare il suo approccio con la clientela.. in modo strategico ed empatico.
Le aziende leader del mercato (nei loro settori
di riferimento) stanno già usando le Big Data Analytics per migliorare le loro
competenze e per personalizzare e rafforzare al massimo l’esperienza generale
dei loro clienti.
In che modo?
Non dimenticando che oltre ai dati bisogna fare affidamento sulle capacità umane:
la creatività, la negoziazione, l’interazione con i consumatori laddove questa
è necessaria. Il giudizio e l’empatia
non possono essere sostituite dalle macchine!
Adesso hai capito che i Big Data non sono la
bacchetta magica che ti risolve i problemi, ma una formula magica che ha
bisogno degli uomini per essere espressa nel modo giusto.
Se vuoi continuare la discussione o avere
maggiori informazioni in merito sentiti libero di contattarmi.
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