La gestione
delle risorse umane, l’abbiamo già ricordato nei precedenti articoli, è una
questione di estrema importanza per un’azienda, soprattutto per quello che riguarda
le persone, cioè per tutte quelle attività che devono far sì che si abbia
la persona giusta al posto giusto, che
sia contenta di ciò che fa, abbia occasione per migliorarsi e progredire, abbia
un equo compenso.
Per comprendere
meglio in che consistono i compiti di questo settore aziendale, e quanto siano
complessi oltre che importanti, iniziamo col fare alcune considerazioni su
alcune delle attività che è chiamato a svolgere.
Selezione
del personale
Il primo
passo, è noto, sta nella selezione del personale, attività che non può considerarsi
esaurita con la scelta di un candidato attraverso uno o più colloqui, ma che si
deve muovere su diversi fronti:
- scelta di
nuovo personale;
-
collocazione di quello già in forza in posti di lavoro di nuova istituzione;
-
trasferimento di dipendenti da un posto all’altro;
- promozione
e programmazione della loro carriera;
- determinazione
dei bisogni di addestramento e formazione del personale;
- valutazione
dell’efficacia di programmi di addestramento e formazione;
- assistenza
alle persone analizzando anche la motivazione al lavoro e il morale
aziendale.
Dinamica di
gruppo
Considerato
che in un’azienda non si lavora da soli, è opportuno anche fare un’analisi e una
valutazione degli atteggiamenti, cioè dell’orientamento generale dell’individuo
verso l’ambiente.
In questo
contesto non deve mancare quindi un’analisi della dinamica di gruppo che porti
a comprendere gli elementi che la guidano. Si tratta cioè di analizzare i
processi di socializzazione e comprendere come
intervenire per modificarli in termini positivi col fine di migliorare
la comunicazione, la collaborazione e attenuare eventuali conflittualità e
tensioni.
Selezione dei dirigenti
Questo è un
lavoro ancor più delicato, perché il dirigente oltre che trattare con le “cose”
deve soprattutto trattare e “saper” trattare, con delle “persone”.
- Le qualità
di un buon dirigente
Ciò richiede
caratteristiche personali particolari. Oltre che competenza e creatività, sono
necessarie soprattutto equilibrio e maturità.
Non basta
quindi avere un alto livello di aspirazione, non basta possedere esperienza
maturata nel settore, non basta neppure avere il senso del dovere; un dirigente
deve avere ben altre qualità, soprattutto deve aver superato problemi personali
e muoversi sotto la spinta di valori che sono anche collettivi.
- I veri
compiti di un buon dirigente
Un dirigente
non può limitare la sua attenzione al lavoro che deve essere eseguito, ma deve
prestare ascolto anche ai bisogni delle persone che lavorano con lui.
Anziché
preoccuparsi solo di motivare e controllare i subordinati, deve preoccuparsi
dei loro sentimenti, specie di quelli d’accettazione, di appartenenza, di
identità.
Esistono,
infatti, bisogni diversi da quelli semplicemente economici, e non deve
dimenticarselo.
-
Conseguenze del suo comportamento
Se il
dirigente crea una situazione in cui i dipendenti si sentono frustrati, usati
come oggetti, sfruttati, ne consegue che si creeranno persone o si
costituiranno gruppi le cui norme di condotta saranno in opposizione con gli
scopi aziendali.
Se il
dirigente è in grado, invece, di comprendere e venire incontro a quei bisogni
più legati agli aspetti umani delle persone, i dipendenti entreranno moralmente
a far parte dell’ organizzazione e dei suoi scopi.
In breve non
vi è peggior dirigente di chi pensa solo all’aspetto economico, alla
produttività dell’azienda ed è insensibile ai bisogni psico-sociali dei
dipendenti.
Necessità
dell’outsourcing
Ora, per
fare tutto questo ci vogliono competenze specialistiche, ci vuole che alle
Risorse Umane ci siano specialisti che, come dicono gli esperti delle Hr e
della psicologia del lavoro, siano in grado di fare tutto questo
scientificamente, applicando e interpretando sia test attitudinali che di
personalità e di interessi.
Una ditta di
piccole e medie dimensioni può permettersi di avere un Ufficio destinato a
queste attività, con personale così specializzato?
Certamente
no.
Ecco allora
che anche da queste semplici considerazioni su uno egli aspetti di ciò che
compete alle Hr emerge la convinzione e la necessità che debbano essere date
in outsourcing.
La situazione attuale
Questo è
l’orientamento che stanno prendendo molte di quelle aziende che sono
considerate leader della trasformazione: fare uso di partner esterni anche per
tutte quelle attività che riguardano le persone, la ricerca, selezione,
formazione, valutazione…
Ed è ciò che
emerge dalla ricerca dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico
di Milano, che ha evidenziato una notevole crescita dell’outsourcing delle
Risorse Umane anche in Italia.
Promuovere
questo cambiamento è uno dei compiti attuali dei manager delle Risorse Umane
che, in questo modo, diventeranno i veri “leader della trasformazione”, mentre l’outsourcing
globale delle Hr costituirà la vera leva del cambiamento.
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