Siamo
in un momento critico a causa dell’epidemia provocata dal virus Covid-19, tuttavia varie aziende sono ancora
attive e presto lo saranno molte di più.
In genere seguendo il trend già previsto dai ricercatori per il 2020, ancor prima che scoppiasse l’epidemia. Le indicazioni e i consigli che erano emersi sono tuttora più che mai validi.
Pertanto
in vista delle imminenti riaperture si ripresenta in modo pressante la
necessità di recuperare la propria clientela e, ancor più, trovarne della
nuova, pena la recessione.
E
questo è uno dei compiti dell’ufficio marketing la cui attività, in questo
frangente, diventa quanto mai importante.
Come
muoversi di fronte a questa impellente necessità?
In genere seguendo il trend già previsto dai ricercatori per il 2020, ancor prima che scoppiasse l’epidemia. Le indicazioni e i consigli che erano emersi sono tuttora più che mai validi.
Si
tratta, detto in breve, prima di tutto di coltivare i “contatti” esistenti e
poi di produrne dei nuovi .Bisogna, cioè, creare una serie di strategie di
“Lead generation” in modo da attrarre e convertire sempre più persone e aziende
potenzialmente interessate al proprio brand e ai propri prodotti o servizi.
Come
fare?
Le
modalità da sfruttare, secondo gli esperti del settore, sono varie.
Nell’articolo precedente abbiamo accennato all’importanza delle ricerche
organiche, locali, da mobile, vocali, all’utilizzo di App e dell’Intelligenza Artificiale.
Continuando
questo percorso non possiamo non sottolineare la notevole importanza, nel B2B, degli eventi e dei case
study. Degli eventi perchè generano il maggior numero di lead,
mentre i case study hanno la facoltà di accelerare la conversione dei lead (sono
dati di Marketing Charts, 2018).
Per
quanto riguarda l’automatizzazione
della generazione dei lead, le aziende che l’hanno utilizzata hanno visto una
crescita del 10% nel giro di 6-9 mesi, e questo già da tempo, come dimostrano i
dati raccolti da Strategic IC nel 2017, la cui ricerca ha anche messo in chiara
evidenza come le aziende che fanno lead nurturing concludono il 50% in più di vendite a
un costo del 33% inferiore rispetto a quello dei prospect non "coltivati".
.
Altrettanta,
se non maggiore, importanza hanno i Social Media. Val la pena di ricordare che
i Social Media Marketing non sono solo per il B2C, ma anche
per il B2B visto che i dati statistici recenti, la statistica è sempre la guida
regina, indicano che il 75% degli acquirenti B2B e l’84% dei
dirigenti di C-Level utilizzano i social media per effettuare un acquisto.
Tra
i Social spicca soprattutto LinkedIn. Per quali motivi? Perché LinkedIn ha
500 milioni di membri. Di questi, 40 milioni sono Decisionmakers nelle
loro società e 61 milioni sono Influencer senior. Inoltre, 87
milioni di millennials sono in LinkedIn.(fonte Linkedin).
Non solo, ma in Italia
sono 12 milioni i professionisti registrati in LinkedIn, 17
milioni in Francia, 25 milioni in UK e 9 milioni in Germania.
Di fronte a questi dati non si può non rendersi conto che una delle
modalità più efficaci per migliorare il proprio marketing B2B è proprio l’utilizzo
di LinkedIn.
Infine non va trascurato anche il Social
Selling che, pur non essendo propriamente un social marketing, è molto
utile per raggiungere gli obiettivi di vendita prefissati.
In che modo?
Concentrandosi sui gusti dei potenziali clienti,
coinvolgendoli con approfondimenti, notizie ed informazioni utili e costruendo
con loro solidi rapporti di fiducia, dando
così alla propria azienda una personalità online e umanizzando la propria attività.
Per
fare questo, si intende qui per umanizzare l’azienda, ha la sua importanza
anche il linguaggio, tenendo presente che se nel B2B sono le aziende che
parlano tra di loro, in realtà non sono esattamente le aziende, che sono
un’entità giuridica, quindi astratta, ma delle persone reali, concrete che si
scambiano messaggi.
Pertanto
bisognerebbe incominciare a pensare che si scrive a delle persone e non a delle aziende e quindi forse
sarebbe il momento di iniziare a rivolgersi loro con nome e cognome e non più
alla “Spett.le Azienda”.
In
questo modo si coinvolgerebbero meglio i vari interlocutori, che siano
amministratori, dirigenti, tecnici o altre figure responsabili.
E’
in atto, quindi, un passaggio verso un futuro più umanizzato anche nel mondo
aziendale? Pare di sì. Infatti c’è già chi sta parlando di B2H, Business to
Human, e non più di B2B.
Ma,
a testimonianza della continua e rapida evoluzione nella realtà di ogni giorno,
non ha fatto in tempo ad affacciarsi il B2H che già spunta il H2H (Human to
Human).
E’
certamente un altro passo in avanti verso una sempre maggiore umanizzazione
delle relazioni nel mondo degli affari.
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